Palazzo Ricci – Arte Italiana del ‘900

Indirizzo:

Via Domenico Ricci, 1 – 62100 – Macerata
Coordinate GPS: 43.299315, 13.450511

Orari di apertura

Aperto su prenotazione.

Visita libera e gratuita

Storia

Sorto sull’area che nell’alto medioevo delimita un lembo meridionale del Castrum Maceratae, l’edificio si inserisce con armonia nel contesto urbano e monumentale di Macerata, riflettendo una unità compositiva e stilistica conforme a quella della città. Si sviluppa su  quattro piani, il primo dei quali decorato esternamente a bugne trapezoidali, la facciata è spartita da lesene binate e sono presenti due portali indifferenziati per dimensione decorati da una modanatura a guscio. L’ingresso principale è su via Domenico Ricci.

Appartenente alla tipologia di residenza privata nobiliare di stampo tardo cinquecentesco, il palazzo presenta una storia articolata che vede intrecciare le vicende della famiglia Petrocchini, proprietaria dell’edificio, alla stirpe dei Ricci, giuristi, soldati e pubblici amministratori che lo ereditano grazie al matrimonio tra le due casate. Tra il 1764 ed il 1772, anno di conclusione dei lavori attestati in una lapide situata nell’atrio della fabbrica, la residenza viene ricostruita per volere di  Antonio Ricci, diventato marchese di Castel Basso. Ordine e disciplina governano la concezione degli spazi interni: il collegamento verticale tra i piani avviene mediante un maestoso scalone di chiara impronta  vanvitelliana. L’essenza geometrica, la semplicità degli spazi, la sobrietà formale, l’elegante decorazione pittorica e plastica  rendono gli ambienti un esempio prestigioso di architettura maceratese del XVIII secolo.

Il restauro operato tra la fine degli anni Settanta ed i primi anni Ottanta del XX secolo ad opera della fondazione carima, che lo acquista nel 1976 e ne è attuale proprietaria, riporta all’antico splendore i cicli di dipinti murali che ornano i soffitti di numerose sale distribuite sui tre piani agibili. Si riconoscono anche i temi iconografici tipici de Le Metamorfosi di Ovidio, soprattutto nelle sale del piano di rappresentanza. L’apparato decorativo è  opera di un gruppo di artisti appartenenti alla scuola di Pompeo Batoni, Marco Benefial e Sebastiano Conca o seguaci della pittura di Carlo Maratta e Guido Reni. Nella  cappellina, situata al terzo piano, è conservata una tavola di Vittore Crivelli (1440 -1501), probabile cimasa di un polittico smembrato, raffigurante La Pietà.

L’arredo, recuperato attraverso una meticolosa ricerca  che ha consentito anche il ritrovamento  di alcuni complementi di proprietà della residenza, mantiene  una linea conforme a quella del luogo che  lo accoglie e presenta uno stile variegato che va dal  Luigi XIV sino allo stile impero. L’edificio  ospita la ricca collezione del ‘900 Italiano di pittura e scultura. Assemblata con la precisa volontà di fornire una panoramica quanto più possibile delineata e completa sulle tendenze artistiche che hanno  caratterizzato il secolo scorso, la raccolta  vede la presenza di numerosi protagonisti marchigiani che si ritagliano un ruolo di tutto rispetto all’interno delle tendenze artistiche nazionali ed intrecciano i propri percorsi a quelli delle avanguardie e delle correnti espressive d’Italia e d’ Europa. Importante menzionare  il corpus di opere pittorico-grafiche di Gino Bonichi in arte Scipione esponente di punta de la Scuola Romana, presente in questa sede con la Piovra del 1929; la corrente futurista  è ben rappresentata da Giacomo Balla, Enrico Prampolini, Gerardo Dottori, Fortunato Depero e dal maceratese Ivo Pannaggi con Il Treno in Corsa del 1922.

Credits: Macerata Piccoli Itinerari, a cura di Comune di Macerata

Per Informazioni:

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